Opere : Pensare per immagini

CATACOMBE

Catacombe o semplici e banali loculi, geometrici.
L'uomo geometricamente abita i loculi.
Tutti uguali
per rispettare beffardamente la vera uguaglianza.
Ma il trucco c'è, e si vede: loculi pieni o vuoti?
Alcuni paiono occupati da un oggetto rotondeggiante, indis-
tinto, informe, indefinito. Altri sembrano vuoti, oppure abitati
da un'impercettibile ombra e da qualche lamina di luce.
Ecco la parete catacombale, uniforme e infinita nei suoi
chilometri e chilometri dimenticati nel sottosuolo. Incommen-
surabili questi chilometri, come innumerabili sono le vestigia
umane. Trascorsi sono infiniti tempi e infinite storie.
Ciò che qui vediamo sta al culmine dell'umano,
ossia il destino di morte.
Ancor di più: ne va di ciò che resta della morte.
Un mucchietto: più o meno consistente, più o meno ovoidale,
più o meno abitato da una fessura, dunque da un dentro. Cosa
ci sarà dentro la morte? Ciò che resta dentro la morte?
Silenzio di silenzio?
Ormai non è più questione di corpo, cadavere, salma, mummia
che sia. È tutt'altro: un respiro differente dentro la nostra
morte. E poi in quella spaccatura opaca e indefinita, abita
ancora, è sicuro, una differenza. Anche la morte ciascuna volta
è differente. La sua differenza riscrive con il suo geroglifico
la differenza della nostra vita.
Uno per uno.
In fondo al loculo, nel suo punto cieco,
sul suo fondo invisibile, tra la cenere
percepiamo il bagliore della brace e il fuoco che si attarda.

Francesca Magro, "Catacombe", 2009

Catacombe, 2009
inchiostro su carta, cm. 15x15