Critica



Le diversità dentro di noi
di Roberto Travaglini
Le opere artistiche di una donna sensibilmente immersa nelle odierne vicissitudini del mondo traducono bene lo iato storico -oggi traboccante di angosce- tra la mente e il corpo, tra le abilità programmatiche della mente umana, i suoi artifici tecnologici e i fisiologici bisogni di esistenza; e Francesca Magro, matura pittrice bergamasca, con l'ironia critica di chi intercetta e ripensa le inquietudini della modernità traccia sulla carta, talvolta come appunti su taccuini –idee rapide che lasciano un segno-, impossibili, ma pensabili corpi frammentati, ricomposti e viventi per meccaniche, immaginifiche ibridazioni.
L'arditezza estetica evoca il peso della separatezza, della rottura e dell'allontanamento dal primigenio senso organico del tutto, e lo fa elegantemente con sensibili graffi, ripetuti, avvolgenti, sensuali, insistenti, profondamente catalizzanti l'intimo sguardo del dialogante. L'intero è spezzato e la diversità interiore è regnante. La scomposta anatomia dei corpi –pezzi di corpi assemblati- è tenuta insieme da elettroniche metafore neuro-immaginative, informatiche, cibernetiche. Il molteplice interiore si fa corpo, i cui pezzi si fanno modulari, intercambiali, riutilizzabili, uniti in modo pressochè casuale, forse caotico, disorganico, imprevedibile, analogico. L'originaria coesione è volontariamente perduta per ricreare forme organiche diverse, “di-vertenti”; ironiche quanto istrioniche, il cui impatto estetico perturbativo sproni al risveglio l'uomo della strada, appiattito dalla accidiosa quotidianità.
Rispetto alla rappresentazione pittorica classica della corporeità, quella frammentaria e dilemmatica della Magro ci conduce, con un'innegabile coscienza critica, all'inespresso desiderio dell'uomo odierno di ritrovare la complessità perduta, di ricomporre l'intimo senso di disintegrazione: qui la forte tensione corporea diviene la simbolica rappresentazione della molteplicità spezzata, nell'illusorio desiderio di ritrovare la perduta unità con gli artifici di sopraffini e razionali medicamenti tecnologici capaci di rimettere assieme i pezzi sparpagliati dell'essere.
Ma è anche la drammatica presa di coscienza da parte della contemporaneità della molteplicità umana e sociale, delle tante possibili identità individuali, della necessaria multiforme contestualizzazione dell'essere, che muta nei diversi contesti di adattamento, rispondendo a un'innata spinta (biologica e antropologica) di tipo adattativo.
Roma, 26 novembre 2011
Testo estratto dall'intervento al convegno Il valore delle diversità. La grafologia come strumento di individuazione e valorizzazione delle differenze, organizzato da AGIF - Associazione Italo-Francese di grafologia.
Segmenti, 2011, inchiostro su carta, cm. 30x23
Archetipo, 2011, inchiostro su carta, cm. 30x23
Venere, 2011, inchiostro su carta, cm. 30x23