Critica

Francesca Magro, "Figura", 1985, particolare.

Francesca Magro: Figurazioni e ambienti

di Giorgio Seveso

La vicenda pittorica di Francesca Magro è ancora in formazione, eppure c'è già in questa giovane pittrice l'attenzione, la concentrazione, la passione quasi esclusiva per il lavoro che è tipica dei talenti già pienamente risolti. Del resto, a ben guardare; abbiamo qui di fronte una “giovane”" solo in senso anagrafico, poichè le sue prime mostre risalgono ormai a 10 anni fa circa.
Da allora Francesca è venuta mettendo a fuoco il proprio mondo e modo espressivo senza fretta né concitazioni, senza artificiosi od opportunistici adeguamenti alle mode ed agli ismi correnti come purtroppo è accaduto, invece, a molti suoi coetani. Se, in qualche modo, qualcosa del gusto corrente è filtrato nelle sue tele ciò è accaduto "in positivo", cioè cogliendo dall'attuale confusione dei linguaggi solo una lezione di libertà felice, una opportunità di revisione personalissima e creativa di ogni tradizione, di ogni accademia.
L'uso dei colori, l'esasperazione meditata delle figure e degli ambienti, le composizioni costruite su strutture bidimensionali e tuttavia sempre movimentate, agitate, inquiete e dinamiche nel gioco di rapporti cromatici insoliti e suggestivi, costituiscono oggi il sigillo già perfettamente caratterizzato del suo lavoro e delle sue immagini, sostenute come sono da una intima adesione poetica alle circostanze emotive dell'esistenza.
Non c'è qui, infatti, il gioco un po' fatuo ed esclusivo di una “pittura per la pittura” che rimane fine a se stessa, innervata soltanto alle proprie motivazioni stilistiche.
C'è invece - pienamente risolta e fruttuosa - una tensione permanente a far vivere la pittura nella vita, a riflettervi come in uno specchio deformante ogni emozione, ogni sogno, ogni accadimento e giudizio.

Novembre 1985