Critica

Francesca Magro, disegno, 2010, particolare.

Francesca Magro Corpi ergonomici

di Matteo Rancan

Nella pittura di Francesca Magro il corpo umano ha un ruolo predominante, la sua ricerca, tuttavia, non è rivolta a rappresentare la bellezza del corpo, quanto a comprendere le possibili relazioni che il corpo, e più in generale l'essere umano, è in grado di instaurare con altri esseri (naturali ed artificiali) o con l'ambiente (reale e virtuale). Risultano quindi di fondamentale ausilio a questo scopo, divenendo una sorta di nutrimento artistico e intellettivo, concetti propri a scienze quali la Biologia, la Psicanalisi, l'Ergonomia, la Cibernetica, la Medicina e a discipline come l'Ingegneria o la Bioingegneria, il Teatro e il Disegno Industriale.
Il corpo umano, al pari di una macchina, viene indagato attraverso la sua destrutturazione, per poterne conoscere i meccanismi interiori, gli organi, le sinapsi e le strutture scheletriche, ovvero viene letto come un insieme di pezzi da assemblare per ottenere un prodotto finito: un umanoide, generato per assemblaggio attraverso processi di produzione industriale, che fluttua entro spazi indefiniti determinati da campi di colore.
Francesca Magro dichiara esplicitamente l'incomunicabilità esistente tra gli esseri e l'anomìa (la mancanza di norme e di solidarietà) che quotidianamente segna le loro vite.
I soggetti che popolano le sue tele sono nudi, mostrano in modo evidente le alterazioni a cui sono stati sottoposti; non hanno alcuna possibilità di sottrarsi alla vista, non hanno abiti o corazze con cui difendersi: ad essi non è consentito dissimulare alcuna fragilità, verità o proposito. Al contempo sono vittime ed artefici dei loro destini: ora sono vincolati a fili tirati da un invisibile manovratore; ora sono muniti di oggetti/protesi di vario tipo: forbici, bisturi, siringhe, catene, cavi, antenne … forse gli strumenti necessari a riparare i guasti che hanno determinato le loro amare sorti.
Quella di Francesca è una pittura inquietante, cioè in grado di togliere la quiete, ossia le certezze e gli stereotipi che delimitano i confini della nostra sicurezza. Gli umanoidi e le dimensioni che, da tempo, rappresenta sono inquietanti, perché tale è l'attualità: infatti, ciò che appare non sempre corrisponde al vero; le verità possono essere molteplici ed altrettanto molteplici possono essere le risposte. Gli esempi a riguardo sono innumerevoli: si pensi alla Chirurgia plastica in grado di modificare, secondo il gusto estetico del chirurgo e/o le aspirazioni del paziente, l'aspetto esteriore di un individuo e alle conseguenti implicazioni sociali e psicologiche; all'Ingegneria genetica in grado di trasformare il DNA di qualsiasi essere animale o vegetale per produrre, come in un processo industriale, individui nuovi; al doping per intervenire, illecitamente, sulle prestazioni atletiche...
L'opera di questa pittrice in cui tecnica e pensiero convivono a pari livello è indubbiamente complessa, inevitabilmente suscita reazioni e domande difficili, tra queste forse la più immediata è: c'è una speranza?
Non è compito di Francesca Magro dare questa risposta, la sua pittura serve per metterci in allerta da quanto è in divenire con una rapidità che desta preoccupazione.

Busto Arsizio, giugno 2012